Metropolis Farm: la prima fattoria vegana verticale in USA
Oggi parliamo di Metropolis Farm, la prima fattoria verticale vegana al mondo, nata al secondo piano di uno stabile nella città di Philadelphia.
Già questo può bastare per capire che non siamo al cospetto di metodi agricoli “tradizionali”, ma di nuove applicazioni che sfruttano lo spazio verticale e non contribuiscono al consumo del suolo.
Come funziona Metropolis Farm?
La struttura, gestita da esperti del settore con 15 anni di esperienza alle spalle, sfrutta le tecnologie standard per coltivare indoor, ovvero “al coperto”. Si parla quindi di vasche con litri e litri d’acqua, idroponica, luci artificiali, strumenti che controllano temperatura, umidità ed altri fattori.
Detta così potrebbe non sembrare nulla di che, ma l’acqua utilizzata per innaffiare, viene recuperata e dopo essere stata opportunamente trattata, viene riciclata certificando un consumo del 98% in meno rispetto alle fattorie biologiche o tradizionali.
Di conseguenza anche l’energia consumata è minore, e permette un risparmio dell’82%, in attesa di passare all’energia solare. Dulcis in fundo, Metropolis Farm è 100% vegan, che in termini agricoli si traduce con l’utilizzo di piante carnivore per combattere gli organismi indesiderati. No quindi a erbicidi, pesticidi, fertilizzanti o qualsiasi altro prodotto di origine animale.
Se ti stai chiedendo se la struttura è meno produttiva della concorrenza, sappi che la risposta è no, è anzi vero il contrario: ogni 10 metri quadri circa, sviluppati in verticale, permettono di produrre 120.000 piantine di qualità superiore.
Le parole d’ordine sono quindi efficienza, eco-sostenibilità e sostegno ai prodotti locali. Una struttura di questo tipo si costruisce in una settimana, ed entro un paio di mesi può già dare i primi frutti.
Proprio per questo, accanto alla prima farm, situata nella città di Philadelphia (la quinta più grande degli Stati Uniti), gli inventori di questo sistema stanno valutando proposte di inserimento anche nelle città di New York, Washington D.C. e Baltimora.
Speriamo che qualcuno colga presto l’opportunità di creare strutture di questo tipo anche in Italia.